Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
martedì, 5 Novembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
Si approssima la data del referendum costituzionale: ho letto con interesse i numerosi interventi, ospitati anche sui quotidiani locali, che con precisione giuridica ed istituzionale hanno motivato il voto ‘no’.
Mi permetto di manifestare la stessa intenzione di voto, considerando la palese inconsistenza delle motivazioni politiche addotte da chi sostiene la scelta opposta.
L’argomento del risparmio è stato pacatamente, ma puntualmente, demolito dallo stesso dr.Cottarelli; la confusione istituzionale che ne nascerebbe fra i due rami del Parlamento, a previsioni costituzionali e regolamentari invariate, è stata ben descritta da docenti universitari e da ex parlamentari, così come la evidente riduzione della rappresentanza di interi territori del nostro Paese (ricordo -tra altri- gli interventi di Marco Boato, del prof.Toniatti, del prof. Palermo).
Il rischio per il divenire della nostra democrazia parlamentare mi pare evidente se poniamo attenzione alla inadeguatezza dei soggetti politici ora in scena: a livello nazionale è proprio palese la navigazione ‘a vista’, che privilegia la temporanea salvaguardia di singole posizioni di potere alla quanto mai necessaria determinazione nel disegnare e perseguire una strutturale riforma di sistema.
Non possiamo chiedere questa determinazione e questa capacità di sintesi e di prospettiva al Movimento 5 stelle, che rifiuta il senso stesso di una democrazia parlamentare e che dovrebbe preoccupare gli spiriti liberi di questo Paese per l’opaco rapporto con operatori dei sistemi informatici, orientati (temo) ad una etero-direzione della politica nazionale (con i rischi che questa sola ipotesi dovrebbe fare intravvedere).
Né possiamo chiedere una determinazione riformista al Partito Democratico nell’attuale sua veste suddiaconale al Movimento 5 stelle: lo scambio fra gli scranni governativi e la modestissima e perniciosa riforma costituzionale, operato lo scorso anno dal Partito Democratico con una piroetta alla quarta votazione parlamentare, è stato a mio avviso decisamente scandaloso.
Nell’autunno dello scorso anno era piuttosto opportuno andare dritti dritti ad elezioni, restituendo finalmente al corpo elettorale (quantomai negletto, ultimamente) una parola conclusiva su chi promuovere e chi bocciare. Non è che per paura del risultato positivo della Lega e dei suoi alleati fosse allora e sia oggi accettabile una diminuzione dei diritti sacrosanti delle elettrici e degli elettori.
Ma sappiamo che, salvo cataclismi, l’esito positivo del referendum costituzionale consentirebbe la conclusione della legislatura e il mantenimento degli attuali protagonisti in scena, con buona pace del risparmio e della qualità. Se questo basta a rasserenare gli animi, avanti tutta.
Se ci fosse spazio, invece, per una qualche resipiscenza riferibile ai fondanti valori della democrazia parlamentare italiana, come garantita dalla Carta costituzionale nella sua interezza, allora il voto ‘no’ al referendum del 20 e 21 settembre 2020 potrebbe dare la sveglia della serietà e dell’impegno alla classe politica.
Speriamo.
Claudio Molinari.
Riva del Garda, 17 settembre 2020.