Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
lunedì, 2 Dicembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
Il ricordo di suor Cecilia Impera, morta domenica all’età di 97 anni, intreccia ammirazione e gratitudine.
Ella appartiene alla generazione precedente alla mia: frequentò il Ginnasio Liceo “Andrea Maffei” proprio negli anni della Seconda guerra mondiale, durante i quali maturò le amicizie e le conoscenze, che ha poi sempre mantenuto nella nostra città nel corso della sua lunga vita.
Soprattutto fu segnata, assieme ai genitori e alla sorella Adriana, dalla tragedia del 28 giugno del 1944, quando gli sgherri nazifascisti uccisero davanti ai suoi occhi il fratello Eugenio, di un anno più anziano e pure studente liceale, membro attivo della Resistenza locale.
Dopo la guerra studiò a Milano all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso la quale si dedicò, successivamente, al riordino della Biblioteca. In un suo libro ricorda le personalità che ebbero su di lei -in quegli anni- una influenza particolare: padre Agostino Gemelli (fondatore dell’Università stessa), il cardinale Ildefonso Schuster (arcivescovo di Milano), don Carlo Gnocchi (cappellano militare e ‘padre’ dei mutilatini).
Ma l’incontro decisivo della sua vita fu con Giuseppe Dossetti, professore universitario, comandante della Resistenza, membro autorevolissimo dell’Assemblea Costituente, politico raffinato ed esigente nella Democrazia Cristiana. Lasciato questo vasto ambito di azione, Dossetti si fece sacerdote ed avviò la comunità della ‘Piccola Famiglia dell’Annunziata’, alla quale la Impera aderì sin dall’inizio, con altre quattro giovani e con la madre dello stesso Dossetti. Fu in quell’occasione che mutò il suo nome da Romana in quello di Cecilia, come abbiamo imparato a conoscerla.
Donna di cultura e di profonda spiritualità, sulla scia di Dossetti, suor Cecilia si immerse in una successione di esperienze all’estero (Grecia, Palestina, India) per alcuni decenni, condividendo situazioni di povertà anche estrema. Dalla quindicina d’anni trascorsi in India derivò l’ampio studio raccolto nel libro “Il significato della vita e della morte. Un’analisi critica dei più importanti testi indù”, edito nel 1995 e che presentò anche a Riva del Garda.
Rientrata in Italia, fu partecipe della vita della sua comunità, soprattutto nel monastero di Monteveglio, sull’Appennino bolognese.
Una sintesi della sua vita troviamo, infine, nel suo libro “Al monte santo di Dio” edito nel 2012, con una significativa prefazione di Raniero La Valle. Un testo che va ben oltre l’autobiografia, per offrirci anche un preciso, più ampio, ricordo, che si fa riflessione intorno alle vicende patrie, alle vicende ecclesiali, al rapporto con le altre religioni.
Per questa intensità di vita e di pensiero, per questa attitudine a coniugare una sicura spiritualità con una libertà e una franchezza di comunicazione encomiabili ricordiamo suor Cecilia Impera con ammirazione.
E, conclusivamente, la ricordiamo con gratitudine per la sua presenza in città alle cerimonie annuali commemorative dell’eccidio del 28 giugno del 1944. Presenza sempre avvertita come autorevole sia da parte dei suoi coetanei, indipendentemente dalle diverse sensibilità politiche, sia dalla cittadinanza sia, per mia diretta esperienza, dagli amministratori locali.
Nel 1994, per il cinquantesimo dei Martiri del 28 giugno, la ebbi vicina, assieme alla sua carissima mamma e alla sorella, al cimitero di Piazza d’Armi, accanto alla tomba del fratello e degli altri giovani Caduti. Al pomeriggio, tenne una memorabile riflessione civile nel cortile della Rocca.
L’immagine, che forse meglio può sintetizzare la vicenda umana di questa donna di grande tempra e valore, è nella fotografia che la ritrae, di spalle, assorta in preghiera davanti alla celletta ancora aperta, nella quale si intravvede la cassetta con i resti mortali di suo fratello Eugenio, appena traslati lì nella cerimonia del 6 novembre 2005 per la inaugurazione dell’arcata dei Caduti presso il cimitero del Grez.
Alla sorella signorina Adriana, esemplare testimone civile per la sua costante presenza in città il 28 giugno di ogni anno, le sincere condoglianze quale commosso cittadino rivano.
Claudio Molinari
(testo consegnato a giornale L’ADIGE lunedì 6 novembre 2023)