Senato della Repubblica: Cerimonia per la collocazione del ritratto del Pres. Sen. Giovanni Spagnolli.
Giovedì 17 gennaio 2013, presso il Senato della Repubblica il sen. Molinari ha partecipato alla…
mercoledì, 11 20 Dicembre19
Giovedì 17 gennaio 2013, presso il Senato della Repubblica il sen. Molinari ha partecipato alla…
Scrivendo giovedì 17 gennaio 2013 sul quotidiano Europa il senatore Lucio D'Ubaldo affronta con chiarezza…
Scrivendo martedì 18 dicembre 2012 su La Stampa, Marcello Sorgi analizza il discorso di lunedì…
Scrivendo giovedì 13 dicembre 2012 sul Corriere della Sera, Piero Ostellino esamina sinteticamente la situazione…
Scrivendo martedì 11 dicembre 2012 su La Stampa, Mario Deaglio spiega chiaramente alcuni rischi ai…
In un momento delicato per la nostra Italia, soggetta alle tensioni della speculazione finanziaria internazionale, indebolita da evidenti conflitti tra poteri dello Stato (probabilmente non ancora del tutto compiuti), mortificata da un Governo totalmente inetto alle esigenze del Paese, avvilita nei suoi valori di riferimento costituzionali dai comportamenti del Presidente del Consiglio, uomo e imprenditore, così poco confacenti al ruolo;
in un simile momento, la duplice proposizione di quesiti referendari in materia elettorale, da parte di pensatori e di deputati e senatori riferibili alla attuale minoranza parlamentare si presta ad alcune considerazioni:
1. perchè ora?
2. perchè dei parlamentari si occupano della promozione di referendum elettorali, anzichè impegnarsi nel ruolo loro proprio di estensori di disegni di legge in materia?
3. perchè nell’ambito di uno stesso partito (il Partito Democratico) si propongono soluzioni referendarie antitetiche?
Credo si possa formulare una risposta semplice: perchè alla prossima scadenza elettorale (sia essa regolare nel 2013, sia essa anticipata nel 2012) NESSUNO degli oligarchi delle diverse formazioni politiche oggi “in campo” (da destra al centro a sinistra) è veramente interessato a cambiare la legge attuale (la legge elettorale denominata “Calderoli” dal suo estensore e meglio ridenominata “porcellum” dallo stesso Calderoli). E il motivo è presto detto: gli oligarchi decideranno la composizione del prossimo Parlamento, ancora una volta, “a tavolino”. Metteranno in lista fedeli e fedelissimi, donne e uomini “immagine”, galoppini della prima e dell’ultima ora, funzionari di gruppo e di partito (magari facendo finta di essere molto democratici e imbastendo le cosiddette “primarie”): poi si voterà il simbolo, il volto del capo e il gioco sarà compiuto. Soprattutto, sarà accuratamente evitata la possibilità che elettrici ed elettori esprimano il voto di preferenza.
Fateci caso: nessuno (a destra al centro a sinistra) fa il minimo cenno al voto di preferenza.
Si dirà, se lo chiedete, che esso rappresenta un residuo del passato; che nelle democrazie avanzate si fa così (per la verità anche nelle paradittature le liste sono “bloccate”); soprattutto, si dirà che il voto di preferenza è foriero di corruttele, di scambi disonesti, di costi folli delle campagne elettorali.
Non si dirà che, piuttosto, è proprio del candidato scelto dagli oligarchi l’atteggiamento supino del perenne debitore, tenuto doppiamente sotto controllo con la minaccia -sempre ricordata- della mancata ricandidatura nella successiva tornata elettorale.
Per cui meglio volare alto tra porcellum e mattarellum, facendo capire che il tema del modello elettorale è complesso, alla portata di pochi (i quali, per fortuna, esistono e pensano per tutti).
Ecco: l’affacciarsi di queste due ipotesi referendarie in materia elettorale, a maggior ragione in questi tempi perigliosi, dimostra la crisi profonda di credibilità di questo modello partitico, in mano ad oligarchi paurosi per il loro domani e poco inclini ad una autentica prova elettorale effettivamente democratica.
Sì alla libera espressione del voto di preferenza: prima si fissi questa garanzia per le elettrici e per gli elettori, poi discutiamo dei modelli elettorali.
Claudio Molinari